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Rinchiuso in una misteriosa e metafisica gattabuia, un uomo, affetto da uno strano morbo che gli impedisce di leggere i libri e di decifrare i segni del mondo, cerca la guarigione nel rapporto epistolare con una radiosa principessa, vestale dei classici letterari di ogni tempo. In sette vertiginose missive l'« illettore » racconta la propria vita come una « morte apparente ». La narrazione, pagina dopo pagina, si trasforma in terapia per riaffacciarsi alla speranza e all'immaginazione, un percorso capace di regalargli infine l'euforia della convalescenza.
Libro ossessionato dai libri, corso intensivo per lettori convulsi e dissennati, questo romanzo è un viaggio all'interno di una miniera oscura, ricca di frasi e immagini lucenti, sfaccettate ed enigmatiche come pietre preziose. Allucinato esperimento su « quanto in là si possa andare nello spingersi troppo in là », la confessione di Burger è anche - come rivela il breve saggio autobiografico che chiude il volume - il documento unico di un'esperienza di depressione clinica, un ironico « tentativo di sopravvivenza in prosa » scritto contro l'oblio: « Lo scrittore non dimentica mai, serba rancore in eterno ».