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Possiamo dire che la psicoanalisi è una logica della soggettività? Ma quale soggettività? Non certo quella della filosofia, di cartesiana memoria, rispetto a cui tuttavia si colloca. In psicoanalisi si tratta di un soggetto « sovvertito » da un desiderio che implica il corpo nel pensiero e il pensiero nel corpo. E il termine « logica » non è da intendere in senso classico, come la scienza che studia le leggi del pensiero, bensì come la definisce Lacan: « scienza del reale ».
L'intento è quello di tornare alle origini della sovversione freudiana, che introducendo nel mondo l'idea che l'io non è padrone in casa propria, ha scoperchiato il vaso di Pandora della psiche umana. Il testo verte su tre concetti: il soggetto, la ripetizione e il sintomo. Il concetto di soggetto ha le sue radici nel discorso filosofico e scientifico che ha preceduto la stessa nascita della psicoanalisi e ne ha permesso il concepimento.
La ripetizione è il presentarsi del soggetto dell'inconscio tout court, che, nel mancare l'incontro con il reale, ha l'esigenza di identificarsi ad un significante o ad un'immagine che viene dall'Altro. In ultimo, la nozione di sintomo, che alla fine del suo insegnamento Lacan denominerà sinthomo, implica non solo la presenza di un soggetto che « sceglie » ma anche l'insistere di qualcosa che « torna sempre allo stesso posto ».