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Michela Marzano intreccia il passato familiare alle pagine più controverse della storia del nostro Paese. Michela non sapeva. Per tutta la vita si è impegnata a stare dalla parte giusta : i fascisti erano gli altri, quelli contra cui lottare. Finché un giorno scopre il passato del nonno, fascista convinto della prima ora. Perché nessuno le ha mai detio la verité ? Era un segreto di cui vergognarsi oppure un pezzo di storia inconsciamente cancellato ? "Sono stata pure io complice di questa amnesia ? " si chiede Michela dopo aver ritrovato una vecchia teca piena di tessere e medaglie del Ventennio.
Inseguendo il filo teso attraverso le vicende della sua famiglia, ira il nonno Arturo e il ni-patina Jacopo, l'autrice ridisegna il percorso che l'ha resa la donna che è oggi, costellato di dubbi e riflessioni : il rapporto complicato con la maternité, il legame ira sangue, eredità e memoria, e quel passato con cui l'Italia non ha mai fatto davvero i conti. Il risultato è uno spietato autoritratto che va molto al di là del dato personale, in questo Paese di poeti, di eroi, di santi e (cosi pare, ad ascoltarne i nipoti) di milioni di nonni partigiani, metiendo in luce la rimozione collettiva dell'humus fascista in cui affondano le radici di molti alberi genealogici.
Tra romanzo e memoir, un libro dalla voce schietta e incalzante, che pur sospendendo il giudizio non smette di interrogarci e di invitarci a coltivare la memoria, perché "solo cosi si può sperare che certe cose non accadano più".